Centro Inmetamorfosi

Counselling a Mediazione Corporea

 

Narra la leggenda che mentre la mente sia in grado di organizzare una risposta accettabile e mendace, il corpo non possa proprio raccontare bugie; si dice che il canale comunicativo più autentico della nostra persona sia proprio il linguaggio corporeo. Ecco perché ritengo che osservare con attenzione il disegno che il proprio corpo compone in presenza di emozioni e contenuti quasi sempre significativi sia un lavoro interessante.

Spesso mentre siamo completamente impegnati a raccontare, spiegare, giustificare le nostre storie , ad un tratto, come un folletto che salta fuori dal bosco, si fa presente un gesto, un suono, una smorfia, un ballettìo, un colpo di tosse stizzosa, un’espressione del volto, una postura che immancabilmente narra di noi ben altro, quasi come una versione ufficiosa.

Cogliere il divario che c’è tra l’ufficiale e l’ufficioso può essere il lavoro da svolgere cercando di mettere il cliente di fronte alla contraddizione che in quel momento si manifesta, aiutarlo a prendere consapevolezza di quella parte corporea che sta raccontando tutt’altro o in tutt’altro modo, può essere un modo per integrare parti di sé lasciate nella penombra.

Avere fiducia nell’intelligenza del corpo, quindi sapere che l’autoregolazione organismica ha sempre un motivo d’essere che spesso sfugge alla nostra coscienza, è, secondo me tappa fondamentale, per riconsegnare al corpo la sua capacità di messaggero di informazioni sapienti e importanti.

L’esempio forse più efficace e più eclatante da comprendere è quello che riguarda il legame con un sintomo ricorrente, che al di là della patologia che sarà trattata da medici e terapeuti, racconta di noi, il nostro modo di vivere, di vedere, di intendere e interpretare il mondo. Prendendo spunto dalla citazione “… un sintomo è sempre una parte di ombra precipitata nella materia. Nel sintomo si manifesta ciò che manca all’uomo. Nel sintomo l’uomo vive ciò che non voleva vivere nella coscienza. Il sintomo rende l’uomo nuovamente integro attraverso il giro vizioso che passa dentro il corpo fisico. Se una persona rifiuta di vivere un principio nella propria coscienza, questo principio precipita nel corpo e si manifesta come sintomo. Questo induce la persona a vivere e realizzare il principio rifiutato. In questo modo il sintomo guarisce la persona, è il sostituto fisico di ciò che manca all’anima” la sfida è quella di reiniziare ad ascoltare ogni singola parte interna/esterna del nostro corpo, quasi raffinando il sentire perché sa molte più cose di quello che la nostra mente, in modo presuntuoso, pretende di sapere.

Lavorare a mediazione corporea significa uscire dalla logica di sfruttamento del corpo, che sempre più spesso viene chiamato unicamente a rispondere a prestazioni di servizio (potenza, forza, resistenza ad es. sul lavoro, nello sport, etc.)  mettendolo a tacere, schiacciato da un’escalation di richieste; ma semmai impegnarsi a ridare voce al piano fisico, a parti di corpo abbandonate, ridonando vitalità e forza espressiva all’intera persona, sapendo di partire dal tessuto narrativo più autentico e immediato della dimensione umana.

 

   

 

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